Il “Lockdown”, un problema che affligge virologi, politici e semplici cittadini. Il bombardamento mediatico, con la conta dei morti giornalieri, può comportare, come hanno fatto presente molti osservatori, alle persone più sensibili, agli adolescenti e a quanti temono questa epidemia, problemi di ansia e di ipocondria fino ad arrivare a stati di depressione. La virulenza sembra aver superato quella del secolo scorso: la “Spagnola”, che fece un milione e trecentomila morti nel mondo, 260.000 in Europa e 400mila in Italia. Per nostra fortuna dal coronavirus si guarisce in poche settimane e pochi sono i decessi. La febbre Spagnola all’inizio si presentava come una comune influenza, ma dopo provocava al contagiato gravi malesseri diffusi. In pochi giorni l’ammalato aveva una progressiva perdita di funzioni con momenti di delirio e febbre alta. Infine entrava in uno stato d’incoscienza e quindi sopraggiungeva la morte. Le vittime furono per lo più adolescenti e persone tra i trenta e i quarant’anni. Nei certificati di morte rilasciati dai medici condotti della nostra citta, non si faceva cenno a una febbre pestifera ma ad una malattia più o meno conosciuta: dissenteria, difterite, polmonite e infezioni d’ogni genere, tutte complicanze di solito ricorrenti nella febbre da virus. Nei due anni successivi dalla fine della grande guerra l’epidemia fu fuori controllo. Gli studiosi propongono adesso un “Lockdowan morbido” (sic), ma le nazioni si sono orientate a bloccare la trasmissione del contagio sin dal nascere, al fine che non diventi incontrollabile. Gli ultimi dati aggiornati al 30 ottobre scorso ci dicono che in Sicilia vi sono 31.000 casi di coronavirus registrati, con 73 casi positivi nelle ultime ore nella nostra provincia, distribuiti in 14 comuni su 20. Poi, a dire degli esperti, si dovrebbe avere una fase calante.
Salvatore Presti