Nella nostra città le persone infette dalla peste nera del 1575 furono isolate in “ghetti” fuori le mura della città. In zona Mulino a Vento ed in altri luoghi isolati e periferici furono approntati locali per la quarantena. Le sepolture, che di solito si facevano nelle cripte delle chiese, furono fatte in fosse scavate nella nuda terra in luoghi poco frequentati, come nei pressi della chiesa della Donna Nuova. Di recente ne sono state trovate una decina durante i lavori della rete idrica, risalenti al periodo medievale nei pressi del serbatoio idrico pensile di Mulino a Vento, a pochi metri dalla scuola omonima, e in zona Pisciotto nei pressi dell’ex discarica. Anche nel terzo cortile del Castello, non molti anni fa, durante gli scavi archeologici a suo tempo eseguiti dalla Soprintendenza ai BB.CC. di Enna, si sono scoperte sepolture risalenti al periodo tra il XVI e il XVII secolo. A Mulino a vento, oltre agli scheletri di persone adulte, sono stati rinvenuti anche quelli di bambini. La pandemia del 1500 non risparmiò né adulti né adolescenti. Il numero dei morti fu tale che decimò le popolazioni di città grandi e piccole. Enna, per fronteggiare tale flagello, approntò un cordone sanitario con decine di volontari, medici e infermieri. Il maggior contagio proveniva da individui infetti provenienti dalle zone del palermitano. Quindi la maggiore attenzione, da parte delle autorità sanitarie ennesi, fu rivolta alle vie d’accesso lato Nord-Ovest. Fonti storiche riferiscono che Enna, allora Castrogiovanni, riuscì a mitigare il contagio, grazie al cordone sanitario messo in atto.
Salvatore Presti