Gli acronomi e le sigle sono sempre più ricorrenti nel linguaggio giornalistico e dei media. Molti sanno che esiste il GAL ma non tutti si chiedono che cosa sia e di che cosa si occupa in particolare. Ci viene incontro una veloce ricerca su internet dove apprendiamo che sono organismi intermedi riconosciuti di diritto pubblico, che promuovono lo sviluppo locale di tipo partecipativo dei territori nei comuni consorziati e che rappresentano un’opportunità di accedere a fondi europei. Al GAL sono legati il PRS (programma di sviluppo rurale), il FESR (fondo per lo sviluppo regionale), il FEASR (fondo per l’agricoltura), il FSE (fondo sociale europeo), il FEMP (fondo per gli affari marittimi e la pesca). E non finisce qui perché occorre aggiungere i Piani operativi nazionali (PON) che sviluppano obiettivi definiti a livello europeo per l’utilizzo dei fondi strutturali. Sarebbe però opportuno che al linguaggio di sigle e acronomi per gli addetti ai lavori ci fosse anche un linguaggio comprensibile alla portata di tutti. Ai bandi partecipano enti statali, regionali, provinciali, locali e anche aziende private. Non accedere comporta essere tagliati fuori dai benefici finanziari dell’UE. In passato è successo che un presidente della provincia, un sindaco, un amministratore della cosa pubblica non abbia partecipato ai bandi per qualche motivo, alle volte non imputabile a ciascuno di loro, ma gli avversari politici hanno colto la palla in balzo, mettendo alla gogna gli amministratori di turno rei di tale inadempienza. E’ risaputo ormai che senza accesso ai fondi europei gli Enti Locali non hanno possibilità di programmare investimenti per lo sviluppo economico dei loro territori. (Nella foto uno dei palazzi del consiglio europeo a Bruxelles)
Salvatore Presti