“SOTTO LA NEVE PANE” di Salvatore Presti

Se una rondine non fa primavera, quattro fiocchi di neve (se verranno) non fanno Natale e nemmeno Capodanno. I cambiamenti climatici si fanno sentire anche da noi. In tempi lontani qualche ardimentoso sciava addirittura nel pianoro di Montesalvo innevato; spesso gli ennesi si svegliavano al mattino e non potevano aprire la porta di casa perché “murata” dalla neve e dal gelo. In quegli anni, dagli inverni rigidi con temperature sotto zero, ad Enna la neve veniva spalata nelle strade per renderle percorribili a pedoni e automezzi. Gli spalatori, quasi tutti netturbini, coadiuvati da squadre di operai appositamente ingaggiati tramite l’ufficio di collocamento, con pale e carriole ammucchiavano la neve ai margini delle strade. Adesso, con il ‘sale’ e gli appositi mezzi, in poche ore si riesce a scongiurare la paralisi della città. Le grandi nevicate davano spettacolo e molti turisti dal Belvedere guardavano la vallata, i monti e i paesi innevati, affascinati dal paesaggio. Un detto molto noto era “sotto la neve pane” perché mentre l’acqua piovana crea danni (allagamenti, smottamenti e frane), la neve irriga i terreni ‘goccia a goccia’, rendendoli soffici.

Salvatore Presti

(Nella foto di repertorio Piazza San Francesco innevata)

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