LA FIERA DI MAGGIO di Salvatore Presti

Print Friendly, PDF & Email

E’ tradizione ormai che per il primo maggio, ovvero per la festa di San Filippo, il cielo sia coperto, uggioso e a volte piovigginoso. Gli anziani avvertono che non è una novità. Nove volte su dieci dalle nostre parti è sempre stato cosi, tanto che gli stessi anziani hanno da sempre detto che il tempo della bella stagione inizia dopo la fiera di maggio che cade dal 15 al 18 di quel mese. Da quella data in poi i ragazzini possono giocare nelle piazze, nei vicoli e nei “bagli” senza timore di prendere il raffreddore. La fiera, insieme a quella di settembre, era la più attesa, specie nel mondo contadino. Vi partecipavano venditori e compratori provenienti da mezza Sicilia. Alle 5 del mattino del giorno 15 entravano in fiera migliaia di ovini provenienti da tutti i paesi e dalle contrade del circondario. Transitavano lungo le regie trazzere, attraverso le strade di arroccamento, così da giungere in città per vie poco frequentate. Nella notte del 16 i pecorai con le loro mandrie lasciavano la zona fieristica per far posto ai bovini e a tutti gli animali da soma (asini, muli, giumente e cavalli). Il pianoro del monte, dalla collina della Torre di Federico allo Spirito Santo e dalla chiesa di Montesalvo fin quasi a Papardura, era un insieme di animali e uomini, interrotto qua e là da carri agricoli nei cui cassoni si conservava il foraggio per le bestie. Durante i quattro giorni di fiera si accampavano il loco con giacigli di fortuna. Era spettacolare quella distesa di bestie e di cristiani, in attesa di contrattazioni per la compravendita di quadrupedi. Negli anni a seguire, l’urbanizzazione di tutta la zona e motivi igienico-sanitari, convinsero le autorità comunali a trasferire la fiera nel campo boario di contrada Scifitello a sant’Anna, dove fino a qualche tempo fa si è tenuto in vita solo il concorso zootecnico a premi, finanziato dalla Regione. Da Molti anni anche questo evento, come tanti altri, è caduto nell’oblio. Anche la fiera merceologica, allora abbinata a quella di bestiame, di anno in anno non riscuote più l’interesse dei cittadini, per il mutare delle consuetudini e per la presenza del mercato settimanale del martedì. Il palazzo Ente Fiera venne demolito alla fine degli anni sessanta per consentire la realizzazione del grande spiazzo di piazza Europa e la sistemazione delle aree limitrofe. L’ultimo capannone a suo tempo costruito per il ricovero degli animali partecipanti al concorso, poi adattato a mercato ortofrutticolo, è stato demolito non molto tempo fa per far posto al Comando provinciale dell’arma dei carabinieri e agli alloggi degli ufficiali e sottoufficiali dell’Arma.

Dalle carte conservate nei faldoni degli archivi e nelle cronache del tempo, si hanno notizie sulle antiche fiere e sugli antichi mercati in Castrogiovanni. Da vetusti documenti storici del 1415 si apprende che il Senato della città chiese a re Ferdinando I° d’Aragona alcune concessioni per la fiera di settembre, cioè stesse franchigie, libertà ed esenzioni godute nella fiera di San Pietro che si svolgeva in località Misericordia, nella valle di Scaldaferro tra Enna e Calascibetta. Nel 1434, invece, la richiesta dei notabili cittadini fu quella di svolgere la Fiera di San Pietro “non più extra moenea, ma all’interno della città in una piazza da stabilire, e comunque dopo il 29 giugno per non interferire con la fiera di Calascibetta”. Porta la data del 28 novembre1444 la petizione avanzata al Vicerè di potere acquistare alcuni “lochi vacui per ampliare il sacrato della chiesa Matrice e per ricavare una piazza ancora più grande “per subsidio di la fera et grandi utili della ecclesia Maiuri”. Fino ai primi decenni  del secolo scorso, la fiera merceologica si teneva lungo la via che da S. Tommaso conduce al quartiere Fundrisi la cui onomastica è ancora “via Mercato”.

Salvatore Presti