Giuseppe Piazza nato ad Enna il 14 settembre 192O è uno dei pochi centenari ancora in vita, che ha attraversato in largo e in lungo granparte del secolo scorso. Un periodo storico quello del 900 in cui sono confluiti i due maggiori conflitti mondiali che hanno portato alla morte di milioni di persone. Ed anche Giuseppe Piazza, nel suo piccolo aveva capito sin da subito che la guerra, era qualcosa di orrendo che avrebbe portato solo morte e dolore. Quella morte che lui stesso da soldato, più volte vide da vicino, rimanendo ferito sul campo di battaglia.
Giuseppe Piazza, Partì per il servizio militare l’11-3-1940, e fu destinato al Centro Addestramento militare di Alba in Piemonte, appena un giorno prima, e precisamente il 10 marzo 1940 era scoppiata la guerra, e il giovane Giuseppe, allora vent’enne non poteva certo conoscere i pericoli e i dolori se non attraverso il racconto della sua famiglia che aveva vissuto anche il primo conflitto mondiale. Giuseppe Piazza venne inviato l’undici giugno 1949, dopo solo tre mesi dal suo arrivo in Piemonte, al confine Italo-Francese e precisamente sul Monte Bianco, dove a causa dei delle temperatura notevolmente basse riportò il congelamento di 1″ grado ai piedi. Successivamente il nostro concittadino, dal 19 novembre 1940 al 23 aprile 1941 venne trasferito a Durazzo, sul fronte greco-albanese, anche in questa occasione il giovane soldato, rientrò in Italia a causa di un congelamento di 2″ grado e venne curato presso l’Ospedale di Siena. Alle sue dimissioni venne inviato a casa in convalescenza per un mese. Rientrato ad Alba, dal 19 luglio 1942 al 21 gennaio 1943 fu inviato nel fronte russo nella zona del fiume Don dove rimase ferito alla gamba sinistra e ricoverato nell’ospedale militare da campo per medicazioni. Ad oggi in Italia restano veramente in pochi i partigiani attualmente in vita che possono raccontare alle nuove generazioni gli orrori del secondo conflitto mondiale e senza dubbio Giuseppe Piazza è uno di loro, un uomo che attraverso la sua testimonianza ci ha fatto capire il significato autentico di resistenza, una parola questa di cui a volte le nuove generazioni ne sconoscono il significato: la resistenza, lo ricordiamo per i più giovani fu l’insieme di movimenti politici e militari che in Italia, dopo l’armistizio di Cassibile, si opposero al nazifascismo nell’ambito della guerra di liberazione italiana. Ma ritornando a Giuseppe Piazza da Alba nel 1943 fu inviato a Sesto S. Giovanni (Milano) e proprio qu decise di aderire con piena libertà e coscienza alle formazioni partigiane. Nella Resistenza come sappiamo vanno individuate le origini stesse della Repubblica Italiana: ecco perchè oggi a distanza di molti anni, siamo qui a ringraziare coloro che con grande sacrificio si opposero alla dittatura fascista, regalando alle nuove generazioni, la possibilità di un futuro migliore attraverso l’Assemblea Costituente che fu in massima parte composta da esponenti dei partiti che avevano dato vita al Comitato di Liberazione Nazionale e che, a guerra finita, scrissero la Costituzione ispirandola ai princìpi della democrazia e dell’antifascismo.
Con la fine del secondo conflitto mondiale Giuseppe Piazza è stato un autentico testimone degli orrori della guerra e nel 1992 ottenne la Medaglia d’oro di Benemerenza concessa dall’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra. Diverse anche le decorazioni al valor militare: tre Croci di guerra per meriti; Insignito Cavaliere dell’Ordine della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Italiana il 2 giugno del 1993.
Il 25 aprile del 2016 infine gli fu conferita la medaglia ricordo di partigiano grazie all’interessamento del Comitato promotore per i diritti dei cittadini.
Oggi la scelta di celebrare la fine di quel periodo con la data del 25 aprile 1945 fa riferimento alla data dell’appello diramato dal CLNAI per l’insurrezione armata della città di Milano, sede del comando partigiano dell’Alta Italia che essenzialmente fu una vera e propria insurrezione popolare spontanea tra antifascisti e fascisti, con aspettative rivoluzionarie soprattutto da parte di alcuni gruppi partigiani socialisti e comunisti. Nella memoria dei combattenti partigiani, oggi come ieri rimane vivo il ricordo delle violente lotte contro le squadre fasciste nel periodo 1919-1922.
Mario Barbarino