SCUOLA – Inizio anno scolastico, per Anief “è inutile obbligare i docenti a vaccinarsi”.

Il Consiglio dei ministri avrebbe deciso: in settimana prenderà la decisione di “normare” la vaccinazione del personale scolastico, con l’obbligo che potrebbe riguardare soltanto i docenti, perché a più stretto contatto con gli studenti. Il sindacato ritiene un errore pensare di risolvere il problema dei contagi con questa decisione: perché per avere maggiori garanzie, allora si si dovrebbero vaccinare anche tutti gli studenti delle scuole dell’obbligo, dell’infanzia e degli asili nido. E ancora prima sdoppiare le classi per avere nelle aule scolastiche dei numeri compatibili con il distanziamento. “È chiaro – dice Marcello Pacifico, leader Anief – che le scuole che continuano a tenere 30 alunni in 30-40 metri quadrati non possono convivere con il Covid, ma nemmeno con i parametri ordinari sulla sicurezza. Purtroppo non sono poche, siamo nell’ordine delle decine di migliaia. E poi dove sono i mezzi di trasporto aggiuntivi da mettere a disposizione degli studenti delle scuole superiori per evitare assembramenti e scongiurare i ritorni alla scuola in presenza ad orari ancora scaglionati e in modalità Dad, che nessuno ha voglia di rivivere?”.

“In assenza di risposte certe – annuncia Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – siamo pronti a far partire una class action, e ad impugnare ogni provvedimento sanzionatorio. I miliardi di euro ci sono, considerando anche i fondi del Pnrr in arrivo dall’Unione europea, e devono essere spesi per la sicurezza: questa non si ottiene soltanto con i banchi monoposto, i sanificatori e l’utilizzo della mascherina”.

La predisposizione del nuovo anno scolastico non può essere organizzata continuando a mantenere 30 alunni in 30-40 metri quadrati. Il sindacato lo dice da mesi, ma rimane inascoltato. Ora il Governo si appresta ad adottare la vaccinazione obbligatoria, che però non ci affrancherà dai contagi da Covid19.  Dal CdM sembra proprio che uscirà la decisione, scrive oggi la carta stampata, “di mettere un obbligo a “livelli”, con una prima raccomandazione e poi un inasprimento delle “pene” sulla base della resistenza da parte del lavoratore”.

“Come se non bastasse – continua il sindacalista autonomo -, in questa difficile situazione siamo riusciti anche a non adottare un sistema di reclutamento straordinario, che per gli altri Paesi Ue sarebbe l’ordinario: l’assunzione progressiva dei precari storici, anche abilitandoli e specializzandoli nell’anno di prova, avrebbe permesso di gestire molto meglio le classi e tutta la scuola in tempo di Covid19. Non esserci riusciti, alzando anche assurdi paletti nella gestione delle Gps, è l’ennesimo errore di chi sta gestendo l’inizio dell’anno scolastico senza ascoltare le esigenze dei protagonisti. È chiaro che, a meno di un mese e mezzo dal ritorno in classe, gli appuntamenti istituzionali della prossima settimana rappresentano davvero l’ultima chiamata. Anche per la valorizzazione di un personale che continua a percepire stipendi inadeguati e lontani della media Ue. Noi ci siamo, speriamo solo – conclude Pacifico – che la volontà sia reciproca e che quanto dovesse essere stabilito e sottoscritto venga stavolta portato avanti. Senza se e senza ma”.

In pratica, “dopo una prima raccomandazione, se il docente non si adegua potrebbe arrivare il trasferimento in un’altra città posizionandolo in posti lavorativi diversi dalla docenza. Infine, ultimo intervento la sospensione dello stipendio. Non vengono riportati interventi quali il licenziamento del lavoratore. Tra martedì e giovedì si attende lo schema di decreto che conterrà tali misure che potrebbero essere innescate nei casi di mancato raggiungimento della percentuale di vaccinati ritenuta di sicurezza nella Regione o provincia, oppure entrare in vigore a prescindere su tutto il territorio nazionale”.

Anief lo ripete: la vaccinazione dei docenti è praticamente inutile se poi continuiamo ad avere alunni ravvicinati in classe di portata metrica ridotta. Anche il Comitato tecnico scientifico lo dice in modo chiaro: nel verbale 34 del Cts c’è scritto che “laddove non sia possibile mantenere il distanziamento fisico per la riapertura delle scuole, resta fondamentale mantenere le altre misure non farmacologiche di prevenzione, ivi incluso l’obbligo di indossare in locali chiusi mascherine di tipo chirurgico” lasciando intendere sia possibile non fare uso di protezioni nel caso il distanziamento sia garantito all’interno dei locali della scuola. Peccato che tutto questo rimarrà lettera morta.

Per la scuola sta arrivando l’ora della verità. In settimana si getteranno le basi che definiranno i destini del nuovo anno scolastico. Governo, ministero dell’Istruzione, Regioni ed enti locali saranno chiamati a dire la loro. Poi, il Consiglio dei ministri tirerà le somme e prenderà le decisioni che potrebbero a questo punto essere anche definitive. Uno dei nodi da sciogliere è certamente quello del green pass per entrare a scuola, con diverse ipotesi che si stanno accavallando nelle ultime ore, tra cui quella dell’adozione del ‘pugno duro’ solo nei territori più indietro. Una possibilità che però dovrà essere ben ponderata, considerando la poca attendibilità delle stime governative sui non vaccinati. Il vero problema, il sindacato lo continua a ripetere, non è quello dell’imposizione delle vaccinazioni, ma la scarsità di spazi in cui si fa lezione nelle nostre scuole.